Gaetano Pompa
Pittore, Scultore, Incisore, Maestro in Maiolica e Disegnatore (1933-1998)

Pizzarelli Marina

"Il Futuro Remoto Di Gaetano Pompa" di Marina Pizzarelli

 

"Il Futuro Remoto Di Gaetano Pompa" di Marina Pizzarelli Le vie dell'arte sono infinite. Quella individuata e percorsa da Gaetano Pompa, fin dai primi anni Sessanta e in un clima certo non favorevole a tale scelta, è la via difficile del figurativo e del fantastico e trova la sua visibile radice nel passato, nell'archeologia, nella storia, nella sedimentazione di culture, tra Oriente ed Occidente, Nord e Sud, Germania e Mediterraneo. Tanto più difficile, questa scelta, in quanto determinatasi in quell'ambiente romano che tra la fine degli anni Cinquanta e il successivo decennio trapiantava nell'arte le condizioni del presente e si apriva ai più audaci sperimentalismi della ricerca. Erano gli anni in cui si guardava alle esperienze americane post informali e New Dada, immettendo nel mondo dell'arte la cultura della merce e l'iconografia della metropoli industriale e massmediale (nel '64 la Biennale di Venezia lanciava in Italia la Pop Art), mentre Burri lasciava parlare l'energia della materia. Non è estraneo, il giovane Pompa, a tali fermenti. Conosce Afro, Burri , Calder , si misura in alcune esperienze astratto-materiche, espone nella galleria "L'Obelisco" di Gasparo Del Corso e Irene Brin, punto di riferimento di tutta una generazione eroica di artisti italiani e statunitensi. Ma trova maggiore sintonia nella raffinatezza materica di Gentilini, nella "bella" scultura di Emilio Greco, di Pericle Fazzini. Non rinuncia al suo background culturale, quell'asse Lucania-Germania-Roma che fa di questo artista un "lucano europeo", in cui si incarna una dimensione aristocratica e riservata da autentico intellettuale meridionale, solitario e controcorrente rispetto alle temperie del tempo. E' "scomodo" anche oggi, quando il ritorno alla figurazione e a certe atmosfere "metafisiche" è governato esclusivamente dall'uso delle tecnologie dell'immagine, dalla fotografia al video al computer. Pompa è invece, innanzi tutto, un pittore e scultore, grafico sapiente e grande artigiano delle materie, homo faber capace di utilizzare tecniche complesse che rendano le sue opere simili ad antichi recuperi senza tempo. E' uno sperimentatore paziente, incontentabile. Cerca la materia giusta e coerente al soggetto, al suo tono, alla sua misteriosità: manipola olii e impasti materici, elabora sontuosi cromatismi accesi dall'oro, dipinge su maiolica, esegue straordinari lavori grafici, realizza bronzi preziosi come pezzi di oreficeria, arriva a costruirsi le cornici, perfetto completamento dei suoi dipinti… Caleidoscopico: è l'aggettivo, che viene in mente davanti al suo lavoro, quello che con più immediatezza sa riassumerne la capacità di evocare riflettere e trasformare tutto, con magica disinvoltura, in immagini uniche, personali, riconoscibilissime. E apparentemente senza fatica, quasi per un impulso improvviso della fantasia, per un dono naturale della mano. Ma Lui scriveva:"Dipingere quadri è molto scomodo, per inventarli basta un minuto, per farli ci vogliono settimane e mesi." L'immagine è immediatamente leggibile, godibile, gaudente, ma, ci avverte l'artista, non è tutto in quel che appare: come nella grande pittura rinascimentale, in tutta la grande pittura del passato, dietro l'immediata comprensione dell'opera ci sono infiniti significati reconditi, complessi intrecci di pensiero, simboli ed enigmi. "Mutmassungen" è la parola che spesso precede i titoli delle opere di Pompa; termine tedesco letteralmente traducibile con "ipotesi" o "congettura", in realtà un magma di significati più che una parola: piuttosto meditazione, rovello della mente o consequenzialità libera del pensiero intorno ad un nucleo ispiratore. E' urgenza di comunicazione attraverso l'immagine. Artista visionario, talvolta Pompa, come Egli stesso dice, rimane "impigliato nelle congetture", nei rimandi e nelle associazioni mentali: c'è qui un certo fare surrealista, dove però all'automatismo psichico si sostituiscono la lentezza paziente e virtuosistica del segno e della pittura, quella minuziosità fiamminga nei dettagli che continuano ad aprire " finestre", spazi e ulteriori parentesi al pensiero, in concatenazione senza fine. I personaggi sono racchiusi entro ermetiche corazze, bozzoli dorati nei quali sembra siano celate segrete fragilità, simili a meccanici robot intenti ad un rituale voluto da altri; e gli animali, persino la farfalla, sono coperti da scaglie, come minacciose macchine da guerra. Gli ideogrammi orientali, spesso presenti nelle opere, sono simili a messaggi cifrati nei quali è indicato un bisogno di confessione e di comunicazione, oltre ad esprimere un sempre vivo interesse per il segno. Così Pompa esplicita e cela, e, a chi sappia leggere, rivela se stesso, la sua storia, i suoi percorsi, i nomadismi culturali, le sue curiosità… I punti salienti: il mondo arcaico della natia Lucania, Orazio e Federico II, il serpente e il falco; l'Etruria dell'infanzia e le suggestioni archeologiche; la Germania degli anni della formazione e l'energia rude delle culture barbariche e medievali, la musica e la botticelliana Dorothea; il luogo d'elezione, Roma, e il mondo imperiale della decadenza, Giuliano l'Apostata e gli ori dei mosaici tardo-antichi. Ma non basta. Si affollano nelle sue opere suggestioni da arcaismi mesopotamici e sumeri, dai racconti biblici, dal Giappone dei samurai e del cinema di Akira Kurosawa, dalle fantasmagorie barocche, e poi da Pound, Kafka, Mishima, Mozart… Da qui nascono l'antropologia, la zoologia, la geografia fantastiche di Pompa; i paesaggi a volo d'uccello della Lucania, della Tuscia, dell'Umbria, patchwork di campi arati e coltivati, arborati, disegnati dal lavoro dell'uomo, come nelle antiche mappe notarili; le torri medievali appollaiate su zigurat o su improponibili copricapo a disco regolarmente calzati da serissimi personaggi. Perché non manca, in questa babele di immagini, il gusto caricaturale e ironico che fu di Bosch, poi di Grosz e di Baj. Gaetano Pompa pone sul piano del presente la densità della storia, ci parla di un futuro remoto. Non rientra, questa pittura, in un filone rievocativo, quanto piuttosto in quella forma del pensiero (e dell'arte) in base al quale fatti remoti vengono prospettati come in un eterno presente. E attraverso una iconografa labirintica, fatta di migrazioni intellettuali che hanno per meta il disagiato territorio dell'utopia e delle chimere. Così l'artista, rabdomante ispirato, dona a noi, dimentichi e smarriti, questa vita sepolta e vibrante, carica di risonanze e di misteriosa bellezza. Marina Pizzarelli

Mail: contatto@adrianopompa.it Tel. 0039 329 2061102

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