Gaetano Pompa
Pittore, Scultore, Incisore, Maestro in Maiolica e Disegnatore (1933-1998)

Pittinau Vescina Mariapia

"Epica scolpita" di Mariapia Pettinau Vescina"

 

… La bellezza della verità era collocata nella mente di Giuliano, dopo essere stata purificata dagli errori e dalle follie della sua educazione .I suoi sentimenti erano mutati; ma poiché sarebbe stato pericoloso manifestarli , continuò nella sua condotta…i timori delle fazioni non si avverarono per la prudente umanità di un principe che aveva a cuore la sua fama , la pubblica pace e i diritti degli uomini…Egli estese a tutti gli abitanti del mondo romano i benefici di una libera e uguale tolleranza, e l'unico aggravio che impose ai cristiani, fu di privarli del potere di tormentare gli altri sudditi, ai quali davano gli odiosi titoli di idolatri e di eretici….Anche le fazioni, comprese quelle religiose, furono costrette a riconoscere la superiorità del suo genio in pace e in guerra e a confessare sospirando che l'apostata Giuliano amava la sua patria e meritava l'impero del mondo ." Così, fra le righe di Gibbon, la figura complessa di Giuliano L'Apostata. Personaggio a lungo ed ostinatamente indagato da Pompa attraverso gli scritti di Ammiano Marcellino, le pagine settecentesche di Gibbon, il contributo del gesuita Ricciotti, Giuliano è un politico controcorrente, esempio di principe-filosofo illuminato, in anticipo di troppi secoli sul proprio tempo. Nato ad Atene , colto e raffinato, padrone delle mente , parla il greco e, pur viaggiando in lungo e in largo alla testa suoi imponenti e compositi eserciti, non conosce Roma. Nella Scultura di Pompa l'imperatore è una combinazione di forza e sensibilità . Austero e delicato, un po' cariatide, un po' Auriga di Delfi .Solido e compatto di prospetto, leggero ed elegante di profilo .Sulla veste , che al di sopra delle pieghe fitte e serrate è un saggio sapiente e minuzioso di oreficeria, un tondo racchiude l'immagine del dio Mitra , dichiarata professione di una fede a lungo taciuta e allusione a un eroico andare contro il sole , sui campi persiani , incontro alla morte .Sul dorso si allunga un serpente, positivo simbolo pagano della prudenza. A più anni di distanza dall'esecuzione di otto splendite incisioni , oggi al Museo d'Arte Moderna di New York, l'artista scrive con queste "Mutmassungen" un nuovo capitolo sulla vita di Giuliano, che è monumento all'equilibrio, alla saggezza, alle valenze del pensiero e, indirettamente , riflessione sui difficili momenti epocali di transizione, sospesi tra conservazione e spinte innovative. In Pompa cultura e linguaggio figurativo tendono a una sostanziale unità . Passato, presente, memoria di immagini, suggestioni coesistono senza stridori, in un'armonia assoluta di innesti, in una " contemporaneità iconica" che trova l'equivalente letterario nei versi di Ezra Pound, poeta fra i più amati dall'artista. Gli elementi derivanti da più culture, l'italica, la romana, la barbarica, l'estremorientale , ma l'elenco potrebbe continuare, entrano nel processo artistico come rielaborazione finalizzate alla stesura personalissima di una narrazione fantastica. Attinti oltre che dalla storia, dalla Bibbia, dalla musica, dalla letteratura, ma anche dal quotidiano - impulsi che lievitano la fantasia - tutti i personaggi passano per la dimensione atemporale del mito attraverso una sorta di travestimento epico-emblematico che svela, oltre la fervida vena espressiva,oltre alla seduzione del racconto, un forte e vivace rapporto dialettico,proprio nella storia della scultura, tra arte maggiore e arte minore, tra scultura e oreficeria, per quella preziosa ricchezza di perlinature , solchi, borchie diamantate, che senza mai risultare esuberante, movimenta il ritmo con mille effetti chiaroscurali; definisce un ornato che è parte integrante dei contenuti e della forma. La predilezione dell'artista va al bronzo , materiale che si pone nella tradizione della civiltà dell'uomo. Sapiente artigiano, Pompa segue personalmente le fasi della fusione e della patinatura, dopo aver lavorato "a negativo " nella creta. Ricorrenti,tra i personaggi, le figure dei gladiatori, stilemi di voluta staticità, cristallizzati per esaltarne il vigore fisico, che se forse alludono ironicamente a un'epica quotidiana , rievocano sempre nell'artista , oltre all'antico binomio combattimento-bellezza, il respiro di una vita ancora alitante, avvertita nei nomi incisi su di un concio da lui osservato in una chiesa di Venosa , edificata con le pietre dell'anfiteatro. Proprio da questa profonda e ben coltivata attitudine all'ascolto della storia e delle altre vie nasce quello splendido esempio di epica scolpita che è "Morte di Mishima" . Un piano verticale affonda come una lama in un'urna cineraria, incidendo trasversalmente il rilievo superiore, un samurai atteggiato a statua sepolcrale , sull'esempio dei sarcofagi medievali. Antiretorica e scarna è la riflessione sul drammatico harakiri, orgoglioso gesto provocatorio di estremo rifiuto dell'occidentalizzazione nipponica .Lungo i fianchi dell'urna , come un lamento funebre, l'artista scioglie , traducendoli in immagini ed ideogrammi, brani di storie dello scrittore samurai, del suo epico percorso lungo la via del " Hejo". Tra le figure femminili ,piuttosto rare , in verità notevole è la Giuditta al ritorno da Betulia .Tragica e ironica. Solenne e barbarica nella pesante maglia aderente ornata da una importante gorgiera a vite ,sostenuta , come una mensola, da un impianto di tipo architettonico .Il ricco fermaglio-aureola sulla sintesi ovoidale della testa orgogliosamente eretta .Il cofanetto-trofeo tra le lunghe mani ossute .Ormai ovvio e innocuo l'ovale da manichino di Oloferne. Quanto mai folto e vario il bestiario da cui Pompa trae gli animali del suo repertorio. Forme dotate sempre di grande vitalità,anche quando il soggetto evocato per necessità iconica è un drago. Il becco e le ali degli uccelli, la particolare conformazione del camaleonte , magica come un talismano apotropaico, i meandri sinuosi del serpente che invade a rilievo la superficie del bronzo come il "Mal d'Africa " l'anima, sono tutti forti e incisivi segni di affermazione della vita stessa. Tale valenza e ulteriormente sottolineata dalla nobiltà e l'eleganza del cavallo, qualità comuni al cavaliere ,tanto nella resa stilizzata del "Guerriero Sannita", che quella pittorica de "Cacciatore a cavallo con falchetto", stupenda composizione di una scena di caccia che si oggettiva nel mito, fra lo scialo decorativo di un paesaggio tutto alberi, piante e uccelli risolti con gusto del disegno -che è comunque ricerca plastica- e massima evidenza dei volumi. Una pagina limpida e armoniosa che, mi pare, rinvii per il paesaggio a fogli miniati di una traduzione francese del XIII secolo del "de arte venandi cum avibus" di Federico II di Svevia , e per la parte centrale, alla monumentalità rinascimentale. Suggestioni, più che prestiti, catturate e reinventate. Vi sono luoghi estremamente importanti e significativi nella giovinezza di Gaetano Pompa : Forenza, prima degl'altri, paese nativo, poi Tarquinia ,Roma , Monaco di Baviera. Vale a dire che egli è vissuto fra i castelli di Federico II , i reperti etruschi, l'ampia stratificazione storica di una Roma letta come una pagina di Pound , l'arte barbarica e il barocco tedesco. Percorsi a nutrimento di una precoce apertura al fantastico, di una vocazione vera , forte e istintiva , di rare capacità combinatorie . Il resto l'hanno fatto le letture , i musei, una costante voracità culturale, una manualità in simbiosi col pensiero. La scultura, come la pittura, l'incisione, la ceramica, tutte arti in cui Pompa eccelle, perfettamente autonome fra loro, di cercare i termini e le ragioni del suo rapporto con la realtà, con la storia. E se la storia entra nel fantastico e tutto si veste di antico e si colora di accenti etruschi, o greci , si affolla di figure "chiuse nell'arme", eroizate - ricordo a tale proposito la tesi di laurea discussa da Nicole Heller nell'Università di Monaco di Baviera; "Elementi storici nell' opera di Gaetano Pompa"- che altro sono la fabulazione sorridente e talora scanzonata, il poetico realismo illusivo e il sovrasenso se non la rappresentazione stessa del mistero del vivere? Di grandi verità resta l'immagine.

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